Archivio della Categoria 'Film'

BARRY LINDON (Stanley Kubrick, 1975)

sabato 16 febbraio 2013

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Ennesimo capolavoro di questo grandissimo regista. In questo film Kubrick si cimenta con un periodo storico insignito dalla grande eleganza della vita, delle ville o castelli, dell’arredamento, del modo di vestirsi, del modo di comportarsi della gente, in particolare della gente appartenente alla società superiore, quella definita dei gentiluomini. Anche la guerra entra nell’ambito di questa eleganza: le uniformi, il modo di marciare in pace e contro il nemico, lo sventolare della bandiere, il ritmo delle marce scandito dai tamburi. Anche la morte, sia quella in battaglia che quella in duello sembra ripulita dall’apparenza tragica alla quale si è abituati. Fotografie splendide, musica all’altezza. Come nei precedenti film, anche in questo Kubrick ama servirsi di brani di musica classica, fra i quali fa un particolare effetto, proprio per la sua eleganza, l’Andante con moto del trio in mi bem. magg. N° 2 op. 100 di Schubert. Altri brani famosi sono la Marcia dall’Idomeneo di Mozart, la Sarabanda dalla Suite N° 4 in re min. di Händel, e altri brani di Bach, Schubert, Paisiello e Vivaldi.

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ARANCIA MECCANICA (Stanley Kubrick, 1971)

sabato 9 febbraio 2013

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Altro film straordinario di questo regista. Qui il tema centrale è quello della violenza: della violenza gratuita espressa da una gioventù che ha perso ogni senso morale non avendo nessuna prospettiva per il futuro; e della violenza, altrettanto gratuita, utilizzata dalle autorità per reprimere la violenza giovanile anziché farlo dando le prospettive necessarie. Quello che il film intende denunciare, usando forme di ironia e di esagerazione, è proprio la gratuità della violenza che ha come scopo finale quello di provocare gratificazione in chi la compie. Un modo sublimato di esercitare la violenza è condizionare chi la commette in modo che in lui la violenza non dia più gratificazione ma sofferenza. È una specie di circolo vizioso, che apparirà particolarmente manifesto nel finale.

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2001: ODISSEA NELLO SPAZIO (Stanley Kubrick, 1968)

martedì 29 gennaio 2013

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In questo film Kubrick si dedica alla fantascienza. Il punto di partenza è una novella (o romanzo breve ) di Arthur Clark, La sentinella, che non solo viene ampliato ma, secondo il modo di lavorare di Kubrick, viene riempito di significati che nella novella mancano. A differenza dei due film precedenti (Lolita e Il dottor Stranamore), questo è a colori. Anzi, bisogna dire che in questo film il colore, oltre che strumento necessario per raccontare la storia, è, assieme alla musica che accompagna il film, un protagonista. Basti pensare alle immagini affascinanti della discesa della capsula con l’astronauta su Giove. La musica che accompagna il film è straordinaria, sia per i brani utilizzati sia per il significato filmistico che essi assumono.
I brani sono stati scelti fra quelli di alcuni grandi compositori: innanzitutto Richard Strauss, con l’inizio del poema sinfonico Così parlò Zarathustra; poi Johannes Straus, con brani dal Bel Danubio blu; quindi György Ligeti con quattro bellissimi brani: Atmospherès, il Kyrie dal Requiem, Lux Aeterna e Aventures; infine Aram Khachaturian con l’Adagio dal balletto Gayaneh.

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IL DOTTOR STRANAMORE, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Stanley Kubrick, 1964)

venerdì 18 gennaio 2013

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Dopo il capolavoro Lolita, ecco un nuovo capolavoro di Kubrick. Il tema centrale è l’assurdità dei sistemi di sicurezza militare in un’epoca in cui la bomba nucleare è entrata in gioco. In un eventuale conflitto, cambiano radicalmente le strategie. L’obiettivo non è più quello di vincere un’eventuale guerra, ma di evitarla, dato che questi strumenti di distruzione di massa sono tali da provocare, anche fra i possibili vincitori, enormi stragi. La parola chiave quindi è “deterrenza”. In altre parole: fare in modo che un attacco nucleare renda l’attaccante esposto a una reazione militare tale da determinarne la sconfitta, e assicurare così la vittoria all’attaccato. Questo dovrebbe scoraggiare ogni possibile tentazione di aprire le ostilità. Naturalmente il potenziale conflitto atomico è quello fra Stati Uniti e Unione Sovietica. Nel film l’analisi, esposta in modo sapientemente ironico, dei sistemi di “sicurezza”, quelli in grado di assicurare una sufficiente ed efficace deterrenza, parte ovviamente dalle forze armate americane e dalla flotta aerea permanentemente in volo. Dal punto di vista visivo il film è in bianco e nero e l’aspetto che domina le scene sono immagini aeree: valli, montagne, pianure desolate, batuffoli di nubi, etc. Alternate a queste sono le scene dell’interno di un aereo, claustrofobicamente contrastanti e quindi particolarmente asfissianti; infine a queste scene aeree si alternano quelle della sala operativa militare, arredata con un enorme tavolo rotondo, attorno a quale sono seduti decine di alti ufficiali, ministri e lo stesso presidente della repubblica, e illuminata da una luce algida che traduce in immagine la contorsione della menti alla ricerca di una soluzione che, proprio per quei maledetti sistemi di sicurezza, sembra impossibile trovare.

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LOLITA (Stanley Kubrick, 1962)

sabato 12 gennaio 2013

Dopo Orizzonti di Gloria, anche Lolita è in bianco e nero, e come Orizzonti di Gloria un capolavoro. Il film tratto dal romanzo omonimo di Vladimir Nabokov, riesce a farne rivivere lo spirito in modo magistrale. Nulla di erotico o di perverso. Solo l’immagine di Humbert Humbert disperatamente attratto di una ragazzina che se lo trascina dietro, ricattandolo, ingannandolo, e poi lasciandolo quando dal vecchio Humbert giudica di non poter ricavare più nulla. L’interpretazione di James Mason è superlativa: nella mimica facciale, nell’incedere, nell’impegnarsi alla ricerca di un amore che gli si rivela disperato ma che riesce sempre, almeno crede, a ricuperare fino alla fuga definitiva della fanciulla. Perfetta anche l’interpretazione di Sue Lyon, con una mimica infantilmente perversa, che passa repentinamente dai sorrisi invitanti nei momenti della seduzione all’ira più sconcertante quando i caratteri si scontrano. Fra i personaggi di secondo piano una menzione particolare merita Quilty, l’artista, l’uomo che seduce Lolita, interpretato da un grottesco Peter Sellers, mentre forse un po’ troppo carica, anche rispetto all’immagine che ne dà il romanzo, mi è parsa la Charlotte di Shelley Winters.

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