Archivio della Categoria 'Film'

MAMMA ROMA (Pier Paolo Pasolini, 1962)

venerdì 12 aprile 2013

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È il secondo film di Pasolini. Anche questo, come Accattone è girato in bianco e nero e ha come ambiente la periferia di Roma. Non il territorio delle bidonville infestate da sottoproletari come nel film precedente. L’ambiente è la periferia dove i grandi, bianchi palazzoni dei quartieri di case popolari rappresentano il confine della città, oltre i quali si apre una campagna brulla popolata da antichi acquedotti romani, arcate, ruderi e frammenti di arcate. Si tratta del quartiere Don Bosco, dominato dalla cupola della basilica di San Giovanni Bosco, e di contro, il parco degli acquedotti dove dominano le arcate dell’Acqua Claudia.
È la storia del tentativo di una battona di risalire la china in cui è precipitata con il suo mestiere, e raggiungere un minimo di benessere gestendo una bancarella al mercato; e in tal modo assicurare al figlio una collocazione sociale dignitosa. Ma il tentativo non le riesce, la vita è crudele e non c’è spazio per tentativi individuali di riscatto. Le circostanze ti tireranno di nuovo giù, al livello da cui sei partita, dopo aver pagato un prezzo altissimo.

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ACCATTONE (Pier Paolo Pasolini, 1961)

venerdì 22 marzo 2013

Pasolini_Accattone_2

È il primo film di PPP. Girato in un bianco e nero molto appiattito, chiaro, poco contrastato, “sporco”, ci accompagna nelle baraccopoli di una Roma degradata abitata da sottoproletari: baracche fatiscenti, strade in terra battuta traboccanti di sporcizia, ragazzini che corrono inseguendosi urlando, e all’orizzonte enormi casermoni di una periferia popolare; un mondo del quale i borghesi abitanti dei quartieri bene ne ignorano non tanto i contenuti quanto la stessa esistenza.

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EYES WIDE SHUT (Stanley Kubrick, 1999)

giovedì 7 marzo 2013

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Ultimo film del grandissimo regista, che morì subito il montaggio, ma non fece tempo a completare elementi importanti come la colonna sonora, che fu affidata a Steven Spielberg. Già il titolo ci mette in apprensione: deriva dall’espressione Eyes wide open, in italiano “occhi spalancati”, espressione che ci fa pensare alla meraviglia che colpisce una persona quando vede qualche cosa di molto insolito, attraente o stimolante. Il titolo del film rovescia l’immagine. Gli occhi non sono più “open”, ma “shut” cioè chiusi. Questo contrasta con l’aggettivo wide (largo) che associato a open è comprensibile, ma associato a shut entra in contraddizione. E proprio a questo il film allude: alla contraddizione che emerge nel rapporto di coppia quando l’ordinarietà della convivenza quotidiana si alterna alla ricerca di vie d’uscita che sembrano essere solo espressioni di desiderio erotico, ma che incidono nella reciproca sensibilità come veri tradimenti e quindi come fonti di gelosia.

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FULL METAL JACKET (Stanley Kubrick, 1987)

giovedì 28 febbraio 2013

raftermann

È il penultimo film di Kubrick, e l’ultimo girato integralmente da lui. È un film di guerra. Quindi egli ritorna a un argomento che aveva già affrontato nel 1957 con Orizzonti di gloria, quindi trent’anni prima. Qui la guerra è quella del Vietnam e viene vista, a differenza di quella precedente, non tanto come un massacro generalizzato a causa della stupidità degli alti gradi dell’esercito, ma piuttosto come disumanità che finisce per coinvolgere persone di normali sentimenti, quando si trovano in una situazione di conflitto dove la propria vita è in continuo pericolo, e la risposta non può essere che quella di uccidere il nemico che potrebbe uccidere te. Quando la risposta, sia pure per avere salva la vita, è uccidere, ci fa osservare Kubrick, si finisce per essere coinvolti in una deformazione dell’autostima: ci si sente degli eroi quando la nostra cultura naturale dovrebbe portarci in tutt’altra direzione.
Per arrivare a questa disposizione d’animo, i soldati vengono sottoposti ad un addestramento specifico, il cui obiettivo è quello di farne dei killer.

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SHINING (Stanley Kubrick, 1980)

giovedì 21 febbraio 2013

jack nicholson in the shining

Kubrick si cimenta con il genere horror trasportando sullo schermo una storia di Stephen King. Occorre dire che lo fa in modo straordinario, sollevando una suspense angosciosa che aumenta col procedere della storia, per giungere a un finale solo parzialmente liberatorio e che lascia nella coscienza dello spettatore più di un interrogativo. Anche in questo film, magistrali sono la fotografia e la colonna sonora che si integrano per accompagnare e sottolineare gli elementi più drammatici della vicenda. Nella colonna sonora, vi sono molti brani di musica classica: la Sinfonia fantstica di Berlioz, il III movimento della Musica per archi percussione e celesta di Bartok e diversi brani di Krysztof Penderecki, etc.

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