L’ESTRO QUOTIDIANO, di Raffaele La Capria
mercoledì 9 novembre 2005
La Capria ripensa, all’età di ottant’anni, ad alcuni episodi della sua vita recente e meno recente. E farlo a ottant’anni non significa solo ricordare, ma significa farlo con la consapevolezza che il tempo scorre; che il punto di vista con il quale si guardano le cose cambia, a volte in modo doloroso; tante cose arrivano a ricordarci che il lungo percorso della vita scandisce le sue ultime battute. La folla degli amici con i quali si condividono ricordi di giorni felici, si va gradualmente diradando; la morte diventa più che una possibilità, una realtà. “Io non ci penso direttamente, dice La Capria, però la morte è come un arrière pensée che sta sempre sullo sfondo.” Leggere pagine come queste mi ha fatto immedesimare molto: il procedere nell’età evidentemente ci porta tutti quanti a condividere quel senso di “fine” delle cose che fa capolino in ogni momento. La gioia di guardare una bella ragazza, per esempio, è raffreddata dalla consapevolezza che lei non solo non ti guarda, ma proprio non ti vede, non esisti proprio.