Archivio della Categoria 'Libri'

ACCANTO ALLA TIGRE, di Lorenzo Pavolini

lunedì 16 agosto 2010

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Per uno della mia generazione che ha vissuto in età ancora infantile (sono nato nel 1935) gli ultimi momenti del regime fascista e la breve vita della Repubblica Sociale Italiana, “fascismo” è sempre stato, senza discussioni, sinonimo di periodo oscuro della storia italiana, di dittatura imposta, di ideologia perversa. L’accusa di “fascista” è sempre stata un’accusa che più che insulto, voleva significare disprezzo. Fascista era definita una persona che cercava di imporre la propria volontà agli altri, pur essendo priva di idee.

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SONO COMUNI LE COSE DEGLI AMICI, di Matteo Nucci

sabato 7 agosto 2010

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È il racconto di una frattura nella vita di Lorenzo: egli ripudia la moglie, Cristina, per intraprendere una relazione con Sara, la donna del suo amico d’infanzia. Il racconto si articola in tre parti, che potrebbero anche essere i tre momenti più significativi nei quali Lorenzo vive questa frattura.

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CANALE MUSSOLINI, di Antonio Pennacchi

venerdì 30 luglio 2010

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Si tratta di una saga familiare, i Peruzzi, dei quali l’autore descrive le peripezie nel corso di un quindicennio, dal 1930 al 1945. Il perno del romanzo è la bonifica delle paludi pontine e il loro popolamento, come agro Pontino appunto, da parte di una popolazione immigratavi dall’area veneto-friulana-romagnola.

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ACCIAIO di Silvia Avallone

lunedì 19 luglio 2010

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Ero molto incuriosito da questo libro, osannato dalla stampa, dalla TV, dalle critiche in genere, come un romanzo che si proponeva di ricuperare aspetti che in questa società dei consumi e della globalizzazione sembravano svaniti: il mondo operaio, le periferie urbane, la vita come fine a se stessa, la ricerca di momenti di felicità, la valorizzazione dei sentimenti nei rapporti reciproci. Francamente la lettura mi ha profondamente deluso.

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VEDI ALLA VOCE: AMORE, di David Grossman

sabato 17 luglio 2010

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«L’arbitrio di una forza esterna che irrompe con violenza nella vita di un uomo, di un’anima, è il tema ricorrente in quasi ogni mio libro. In Vedi alla voce: amore era il nazismo». Con queste parole David Grossman fornisce la chiave di lettura di un romanzo complesso, di rara intensità, che ha come argomento l’olocausto. Nella prefazione, Paolo Mauri scrive: «L’enorme letteratura sull’Olocausto si può dividere, molto approssimativamente, in due grandi filoni: quello che mostra la Cosa e quello che, la Cosa, la interroga. Nel primo caso l’esibizione (ben diversa dalla fredda documentazione che, per esempio, si può vedere oggi in quelli che furono i lager) è simile alla pornografia. Si mostra l’orrore come si mostra la carne e il lettore si trasforma in un voyeur dell’orrore. […] Il secondo filone, [è] quello che la Cosa la interroga, senza tacerne i dettagli significativi, ma senza sentire il bisogno di mostrarla». In questo filone «la Cosa viene esplorata nella facce della gente, nelle parole: anch’esse così normali da far più orrore di un mostro vero e proprio; viene ricostruita nei ricordi dei superstiti (vittime e assassini), anch’essi così comuni e pieni – parlo delle vittime – di dolore e di lacrime da far pensare: ma come è potuto accadere così normalmente

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