Lo spettacolo è stato importato da Bologna e la scenografia, nata per il palcoscenico del teatro comunale è stata adattata a quello degli Arcimboldi, molto più grande. La realizzazione è stata pessima, piena di difetti, frutto, credo, di necessità di risparmio. A parte questo particolare, lo spettacolo mi è piaciuto molto.
Prima di recarmi al teatro degli Arcimboldi per vedere l’Olandese Volante ho voluto rivedere alcune registrazioni dell’opera. Quella che mi ha più colpito per la genialità dell’impianto registico, è quella diretta da Nelsson Woldemar con la regia di Harry Kupfer, di cui ho una edizione in LD della Philips, e che si rifà a una esecuzione a Bayreuth nel 1985.
Premesso che io non amo svisceratamente le opere di Bellini, mi sento di essere d’accordo con la osservazione fatta dal compositore dopo il fiasco clamoroso a Venezia nel 1833, cioè che la Beatrice di Tenda non è opera “indegna delle sue sorelle”. Probabilmente il fiasco di Venezia ha contribuito a relegare quest’opera fra quelle minori di Bellini: certamente non è fra le sue opere più rappresentate. Eppure la musica che ho ascoltato martedì sera è una musica bella, con le melodie ampie, cantabili che si sentono in genere nelle opere del cigno di Catania. Forse non ha i vertici della Norma e neppure quelli dei Puritani, ma l’ascolto è stato ben lungi dall’annoiarmi. Anzi.
Avevo già visto questo spettacolo alla Scala nel 2000, e ne ero rimasto affascinato: per l’opera nel suo insieme, per il libretto (e la pièce di Bernanos da cui è tratto), per la musica, per il canto, per la regia, per la direzione orchestrale… Tutto mi era parso eccitante, stimolante, materia di riflessione in più direzioni.
