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La vicenda di Piergiorgio Welby

martedì 12 dicembre 2006

Il secondo comma dell’art. 32 della Costituzione italiana recita:

“Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizioni di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”

La vicenda di Piergiorgio Welby è vergognosa. Welby ha detto a chiare lettere che non vuol più continuare a vivere una vita che per lui è una prigione e che giudica i trattamento sanitario cui è sottoposto solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. In sostanza chiede che sia staccata la spina che lo tiene in vita. È un suo diritto costituzionale. Vi è un parere positivo della Procura di Roma.
Eppure fra ricorsi, rigetto di ricorsi, controricorsi etc., si rinvia continuamente una decisione che sembra essere lampante e improcrastinabile. E non si tiene conto che alle sofferenze fisiche in questo modo si stanno aggiungendo le atroci sofferenze morali di chi attende una morte che desidera, ma che persone, che non possono non essere definite crudeli, si sentono in diritto di rinviare.
E questo perché? Credo che si tratti di una questione ideologica. Si teme forse che accettare la morte di Welby potrebbe essere un varco attraverso il quale i sostenitori dell’eutanasia cercherebbero di passare.
Questo oltre ad essere disumano è vergognoso.