MORTE NEL POMERIGGIO (Death in the Afternoon), di Ernest Hemingway, 1932

23 luglio 2013

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Il libro viene definito “romanzo”, tuttavia non fa vivere al lettore il racconto di una vicenda immaginata. Si tratta di dettagliata descrizione, sia pure in forma romanzata, di uno spettacolo, o meglio di uno sport particolarmente amato dallo scrittore, e che egli definisce tragedia, la corrida de toros. Il perché si sia dedicato e abbia scritto su questo argomento ce lo spiega all’inizio, nel primo capitolo. Si tratta per lui, alla fine degli anni Venti scrittore alle prime armi, di tradurre in emozioni per il lettore la descrizione di fatti nella loro reale svolgersi, e questo gli è parso di riuscire ad ottenere incominciando dalle cose più semplici. «Una delle cose più semplici e fondamentali – scrive – è la morte violenta». E «il solo luogo dove si potessero vedere vita e morte, vale a dire morte violenta ora che le guerre erano finite, era nell’arena dei tori».

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ADDIO ALLE ARMI (A Farewell to Arms), di Ernest Hemingway, 1929

2 luglio 2013

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È il secondo romanzo lungo di Hemingway, dopo Fiesta. Lo stile dello scrittore sembra ormai consolidato. Il racconto si basa sull’esperienza del protagonista, Frederic Henry, come ufficiale dell’esercito italiano addetto al trasporto dei feriti mediante un gruppo di autoambulanze nel corso della guerra del ’15-’18 contro l’impero austriaco, e sulla sua storia d’amore con una crocerossina inglese.

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MAMMA ROMA (Pier Paolo Pasolini, 1962)

12 aprile 2013

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È il secondo film di Pasolini. Anche questo, come Accattone è girato in bianco e nero e ha come ambiente la periferia di Roma. Non il territorio delle bidonville infestate da sottoproletari come nel film precedente. L’ambiente è la periferia dove i grandi, bianchi palazzoni dei quartieri di case popolari rappresentano il confine della città, oltre i quali si apre una campagna brulla popolata da antichi acquedotti romani, arcate, ruderi e frammenti di arcate. Si tratta del quartiere Don Bosco, dominato dalla cupola della basilica di San Giovanni Bosco, e di contro, il parco degli acquedotti dove dominano le arcate dell’Acqua Claudia.
È la storia del tentativo di una battona di risalire la china in cui è precipitata con il suo mestiere, e raggiungere un minimo di benessere gestendo una bancarella al mercato; e in tal modo assicurare al figlio una collocazione sociale dignitosa. Ma il tentativo non le riesce, la vita è crudele e non c’è spazio per tentativi individuali di riscatto. Le circostanze ti tireranno di nuovo giù, al livello da cui sei partita, dopo aver pagato un prezzo altissimo.

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LA CITTÀ E I CANI, di Mario Vargas Llosa, 1963

9 aprile 2013

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È il primo romanzo del premio Nobel per la letteratura 2010 Mario Vargas Llosa. È un romanzo non facile da leggere. Attorno al racconto principale si intrecciano episodi che riguardano la vita passata dei principali personaggi, come veri e propri flashback, alcuni descritti in terza persona, da voce narrante esterna, altri in prima persona per bocca del protagonista. In questo modo emerge con maggior vivacità l’ambiente caratteristicamente sudamericano di una società in costruzione dove etnie diverse convivono in stretta vicinanza, e così le classi sociali, le lingue, i modi di interpretare la vita, le stesse culture più o meno avanzate o più o meno arretrate.

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MISTERO BUFFO di Dario Fo, 1969

2 aprile 2013

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È forse il capolavoro di Dario Fo. Si tratta di una serie di monologhi che richiamano, sia come argomenti, sia come linguaggio, la commedia dell’arte di origine medioevale-rinascimentale. Questi monologhi vengono definiti “giullarate” cioè forme rappresentative che richiamano quelle svolte da una sola persona, il giullare appunto, in pubblico, spesso davanti a una chiesa alla fine di una funzione quando la gente era numerosa e poteva fermarsi ad ascoltarle. A volte si trattava di vere e proprie rappresentazioni con più personaggi, che tuttavia erano impersonati dal solo giullare che interpretava i diversi ruoli.

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