IL VIAGGIO A REIMS, alla Scala

26 aprile 2009

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Il viaggio a Reims, ovvero il viaggio mai fatto: Avevo visto in passato delle esecuzioni in video dell’opera, e ne ero rimasto affascinato. Ma, ripeto ancora una volta, e credo giusto farlo, non c’è ripresa video, film o DVD che possano simulare, neppure da lontano quello che si prova a teatro, ad avere davanti agli occhi il palcoscenico e cantanti-attori che vi si muovono, che sono davanti a te in carne e ossa. Se dalle riprese televisive mi sentivo affascinato, giovedì sera, davanti al palcoscenico scaligero le mie sensazioni erano di pura gioia. Se è vero, come dicono i filosofi, che la felicità è fatta di attimi, allora gli attimi trascorsi a vedere-ascoltare quest’opera straordinaria, ecco, li ho vissuto come felicità.

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ISTANBUL. I ricordi e la città, di Orhan Pamuk

22 aprile 2009

 

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Il senso del libro lo scrive lo stesso Pamuk: «Per questo il lettore si è accorto che cercando di raccontare me stesso racconto Istanbul e raccontando Istanbul racconto me stesso…». L’autobiografia, il racconto della sua infanzia, della sua adolescenza e della sua giovinezza si intreccia in continuazione con il racconto della città, delle sue vedute, dei suoi panorami, dei suoi quartieri, delle sue strade, delle sue case: nei luoghi turistici, certo, ma soprattutto nei sobborghi, nei quartieri dimenticati e nella gente che li popola.

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Una rondine non fa primavera…

20 aprile 2009

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…ma due sì!!! Oggi le ho viste per la prima volta quest’anno. Erano alte nel cielo, mentre Giove pluvio la mandava a tutta forza. Che bello! Le rondini, o meglio i rondoni, per me sono il simbolo della gioia, della libertà, della rinascita. Attorno a casa mia alla sera volteggiano a frotte, lanciando i loro stridi. Intanto sulle mura del Facsal stanno spuntando i primi papaveri. Sul bruno dei mattoni, mescolati al verde dell’erba queste piccole testine rosse recano felicità. E i platani, questi bianchi, enormi e secolari tronchi si stanno riempiendo di foglie.

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SULA, di Toni Morrison

18 aprile 2009

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Medallion è una piccola città dell’Ohio. La parte abitata dai bianchi, linda e ordinata, è nella valle. Sulle colline c’è il quartiere abitato dai neri, fatto di baracche, caotico quanto basta. È chiamato il Fondo, anche se si trova in alto. Il nome deriva da una storiella: un buon agricoltore bianco promette la libertà e un pezzo di terra fertile a fondo valle a un suo schiavo negro, in cambio di un lavoro che questi avrebbe dovuto fargli. Il lavoro viene fatto, la libertà accordata. Il problema è il pezzo di terra. L’agricoltore non vuole privarsi di una terra fertile, e dà al negro liberato un pezzo di terra sulle colline. Il negro obietta che gli era stata promessa della terra in fondo alla valle. L’agricoltore replica che per Dio che dal cielo guarda verso il basso, quella terra sulle colline era giù in fondo: in pratica, conclude il buon agricoltore «è il fondo del Paradiso. La terra migliore che ci sia».

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IL VAGELO SECONDO IL FIGLIO, di Norman Mailer

13 aprile 2009

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Il libro è del 1997. Mi è sembrata un’operazione interessante, ma non completamente riuscita. Mailer riscrive il Vangelo come una sorta di autobiografia di Gesù (nome originale ebraico, Yeshua). La fedeltà alle vicende narrate dai tre Vangeli sinottici è indubbia, e in parte vi sono anche elementi presi dal Vengelo di Giovanni. Naturalmente il tipo di narrazione è meno “profetico” e visto sotto una vesta molto più umana. Gesù è un uomo, e il suo rapporto con Dio, suo Padre, si costruisce con grandi difficoltà di comprensione reciproca.

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