15 marzo 2008
Su invito di un amico ho deciso di frequentare un percorso di conoscenza e approfondimento di temi religiosi promosso da una comunità persone di fede cristiana cattolica.
Questo percorso viene definito “catecumenato” in quanto si richiama al costume delle comunità cristiane, prima dell’editto di Costantino, di far precedere l’ingresso di un nuovo credente nella comunità ecclesiale da un percorso informativo e formativo solo al termine del quale veniva compiuto il rito sacramentale del battesimo.
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14 marzo 2008
A distanza di una decina giorni dal Wozzeck ecco alla Scala il Trittico di Puccini. Rappresentazione interessante, visto il direttore d’orchestra (Riccardo Chailly) e il regista (Luca Ronconi). Il cast: nel Tabarro, Juan Pons, Antonello Palombi (in sostituzione di Dvorsky, indisposto) e la Paoletta Marrocu; in Suor Angelica, La Barabara Frittoli e la Mariana Lipovsek; nel Gianni Schicchi, Leo Nucci, Stefano Secco e Nino Machaidze.
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6 marzo 2008
Ieri sera il terzo appuntamento scaligero: Il Wozzeck. E’ la terza volta in 10 anni che questo allestimento viene rappresentato alla Scala: nel 1997 con la direzione di Giuseppe Sinopoli, nel 2000 con le direzione di James Colon e ora con la direzione di Daniele Gatti. L’allestimento è sempre quello di Jürgen Flimm, con la scena di Erich Wonder, e i costumi di Florence von Gerkan. Nel cast i ruoli principali, quello di Wozzeck e quello di Marie, erano affidati rispettivamente a Georg Nigl e a Evelyn Herlitzius, entrambi cantanti da me prima d’ora mai ascoltati in ruoli impegnativi.
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27 febbraio 2008
Ciò che mi ha spinto a leggere questo libro, oltre alle valutazioni favorevoli sull’autore di buona parte della critica, è stata la considerazione che uno scrittore afghano, sia pure da tempo residente negli USA, racconta una storia ambientata nella sua terra d’origine. E ne fa quasi una saga, a partire dagli anni Settanta fino quasi ai nostri giorni, invitandoci col racconto a entrare nel suo paese per meglio conoscerlo.
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20 febbraio 2008
Su Guantanamo e i suoi orrori già da tempo si è stati informati da stampa e televisione. Sappiamo che è un luogo di torture, che chi vi è rinchiuso non ha alcun diritto (e nemmeno un capo d’imputazione da cui difendersi); sappiamo che non è l’unica enclave dove sospetti terroristi vengono detenuti e torturati, e che prigioni simili sono disseminate un po’ ovunque al di fuori delle territorio degli Stati Uniti (si dice in alcuni stati dell’Europa orientale, ad esempio Polonia, ma anche in alcuni paesi arabi, come l’Egitto); sappiamo di rapimenti illegali di persone sospettate (non si sa da chi né di che cosa), come è avvenuto per Abu Omar qui in Italia, spedito in un carcere egiziano dove è stato ferocemente torturato, (cosa per cui sono stati rinviati a giudizio 26 agenti della CIA, impuniti e ovviamente impunibili, e, nientemeno che, il capo del servizi segreti militari italiani, generale Pollari); sappiamo degli orrori del carcere di Abu Ghraib. Abbiamo visto fotografie, in cui fanciulle in divisa dall’aria apparentemente innocente e dal sorriso candido torturano prigionieri iracheni senza batter ciglio, che hanno fatto il giro del mondo grazie ad Internet; sappiamo tutte queste cose, le commentiamo con orrore, ma subito dopo pensiamo alle cose nostre. In fin dei conti, si pensa, c’è una guerra in corso, ci sono terroristi assassini, c’è la nostra sicurezza minacciata da difendere… anche se si fa qualche eccesso, tutto sommato… Protestare è giusto, ma la vita va avanti, ed è questo quello che conta.
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