ANTONIONI
ANTONIONI
mercoledì 20 novembre 2013
Stamane tu dormivi ancora quando mi sono svegliato. A poco a poco uscendo dal sonno ho sentito il tuo respiro leggero, e attraverso i capelli che ti nascondevano il viso, ho visto i tuoi occhi chiusi, e ho sentito che la commozione mi saliva alla gola, e avevo voglia di gridare e svegliarti perché la tua stanchezza era troppo profonda e mortale. Nella penombra la pelle delle tue braccia e della tua gola era viva e io la sentivo tiepida e asciutta. Volevo passarvi sopra le labbra, ma il pensiero di poter turbare il tuo sonno, e di averti ancora sveglia tra le mie braccia, mi tratteneva. Preferivo averti così, come una cosa che nessuno poteva togliermi perché era il solo a possederla. Una tua immagine per sempre. Oltre il tuo volto vedevo qualcosa di più puro e di più profondo in cui mi specchiavo. Vedevo te, in una dimensione che comprendeva tutto il mio tempo da vivere; tutti gli anni futuri e anche quelli che ho vissuto prima di conoscerti, ma già preparato ad incontrarti. Questo era il piccolo miracolo del risveglio: sentire per la prima volta che tu mi appartenevi non solo in quel momento e che la notte si prolungava per sempre accanto a te, nel caldo del tuo sangue dei tuoi pensieri della tua volontà che si confondeva con la mia. Per un attimo ho capito quanto ti amavo, Lidia, ed è stata una sensazione così intensa che ne ho avuto gli occhi pieni di lacrime. Era perché pensavo che questo non dovrebbe mai finire; che tutta la nostra vita dovrebbe essere per me come il risveglio di stamane; sentirti non mia, ma addirittura una parte di me; una cosa che respira con me e che niente potrà distruggere se non la torpida indifferenza di un’abitudine che vedo come l’unica minaccia. E poi ti sei svegliata e sorridendo ancora nel sonno mi hai baciato e ho sentito che non dovevo temere niente, che noi saremo sempre come in quel momento, uniti da qualcosa che è più forte del tempo e dell’abitudine.
(Da La Notte di Antonioni)
LETTERA D'AMORE