LA POESIA

LA POESIA
Con la punta del temperino
(apre non meno agevolmente
la conchiglia cara agli amanti,
quanto il nome inciso in un tronco
o l’amore nei cuori ingenui),
con la punta del temperino
aiuteremo Venere a nascere?
Il riccio marino si rizza dal desiderio.
A cosa servirà questo corredo,
ingenua nutrice di Venere,
schiuma traboccante di latte
di cui contorni le spiagge:
nessun vestito può domare
colei che, puerilmente nuda,
visse in una conchiglia
aspettando il giorno della nascita.
L’appuntamento è per la prossima estate.
Pazienza! Il mare ci attende…
alla fine di questo anno scolastico,
le pieghe del suo vasto parasole
sapranno riparare il nostro amore
dalla collera materna.
– Ma tu ci comprendi, Venere,
cara folle, tu che pranzi
con il sole e ceni con la luna.
A scuola delle ondine
noi impariamo a restare giovani,
proprio noi che vorremmo invecchiare!
Approntata la nostra coperta
alla merenda della vita,
timorosi d’essere scoperti
dalla nutrice di suo fratello
(il preferito di sua madre:
ultimo arrivato è il primo;
e tu lo sai bene, Venere),
si rizza come timoroso riccio marino.
L’ingenua a cui è vietato
di indossare mutandine aperte.
– Mi troverai davvero infantile
se ti chiedo, ondina,
di prestarmi uno dei temperini
che sembrano sardine furtive
che aprano il frutto di mari golosi.
In cambio del tuo temperino
d’argento, ondina, io dedico
a te e alle tue sorelle il guscio
che non sono riuscito a domare
seduto, sdraiato o in piedi
tradito dalle mi ingenue forze.
Raymond Radiguet (da Le gote in fiamme, 1925)
I FIDANZATI DI TREDICI ANNI
di Raymond Radiguet
Raymond Radiguet, lunedì 9 luglio 2012