ALDO PALAZZESCHI

ALDO PALAZZESCHI
Antonello Fassari, sabato 14 aprile 2018
IL SALTIMBANCO
Compleanno
Quanti anni hai?
domando a Dado
nel giorno del suo compleanno:
Tre
risponde Dado
assaltandomi con un grido.
Ma vedo che trattiene una domanda
dopo avermi guardato,
una domanda
che stava per sfuggirgli dal labbro
e abbassando la testa
mortificato
congiunge le manine nel grembo
compostamente
il bambino beneducato.
Dado perché?
T’avrei risposto “ottanta”
come tu m’hai detto tre.
(1965)
Palazzeschi
La fontana malata
Clof, clop, cloch
cloffete,
cloppete,
clochhete,
chchch
È giù,
nel cortile,
la povera fontana
malata;
che spasimo!
sentirla
tossire.
Tossisce,
tossisce,
un poco
si tace…
di nuovo.
Tossisce.
Mia povera
fontana,
il male
che hai
il cuore
mi preme.
Si tace,
non getta
più nulla.
Si tace,
non s’ode
romore
di sorta,
che forse…
che forse
sia morta?
Orrore!
Ah! no.
Rieccola
ancora
tossisce.
Clof, clop, cloch
cloffete,
cloppete,
clochhete,
chchch…
La tisi
l’uccide.
Dio santo,
quel suo
eterno
tossire
mi fa
morire,
un poco
va bene,
ma tanto…
Che lagno!
Ma Habel!
Vittoria!
Andate,
correte,
chiudete
la fonte,
mi uccide
quel suo
eterno
tossire!
Andate,
mettete
qualcosa
per farla
finire,
magari…
magari
morire.
Madonna!
Gesù!
Non più!
Non più!
Mia povera fontana,
col male
che hai,
finisci
vedrai,
che uccidi
me pure.
Clof, clop, cloch
cloffete,
cloppete,
clochhete,
chchch…
(1909, Poemi)
Chi sono?
Son forse un poeta?
No certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell’anima mia:
“follia”.
Sono dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell’anima mia:
“malinconia”.
Un musico allora?
Nemmeno.
Non c’è che una nota
nella tastiera dell’anima mia:
“nostalgia”.
Son dunque… che cosa?
Io metto una lente
dinanzi al mio cuore,
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell’anima mia.
(1909, Poemi)
Lasciatemi divertire
Tri tri tri,
Fru fru fru,
ihu ihu, ihu,
uhi uhi uhi!
Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente!
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.
Cucù rurù,
rurù cucù,
cuccuccurucù!
Cosa sono queste indecenze?
Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze,
licenze poetiche!
Sono la mia passione.
Farafarafarafa,
tarataratarata,
paraparaparapa,
laralaralarala!
Sapete cosa sono?
Sono robe avanzate,
non sono grullerie,
sono la spazzatura
delle altre poesie.
Bubububu
fufufufu
Friù!
Friù!
Se d’un qualunque nesso
son prive,
perché le scrive
quel fesso?
Bilobilobilobilobilo
blum!
Filofilofilofilofilo
flum!
Bilolù. Filolù,
U.
Non è vero che non voglion dire,
vogliono dire qualcosa.
Voglion dire…
come quando uno
si mette a cantare
senza saper le parole.
Una cosa molto volgare.
Ebbene, così mi piace di fare.
Aaaaa!
Eeeee!
Iiiii!
Ooooo!
Uuuuu!
A! E! I! O! U!
Ma giovanotto,
ditemi un poco una cosa,
non è la vostra una posa,
di voler con così poco
tenere alimentato
un sì gran foco?
Huisc… Huiusc…
Sciu sciu sciu,
koku koku koku,
Ma come si deve fare a capire?
Avete delle belle pretese,
sembra ormai che scriviate in giapponese.
Abi, alì, alarì.
Riririri!
Ri.
Lasciate pure che si sbizzarrisca,
anzi, è bene che non la finisca.
Il divertimento gli costerà caro,
gli daranno del somaro.
Labala
falala
falala
eppoi lala.
Lalala, lalala.
Certo è un azzardo un po’ forte,
scrivere delle cose così,
che ci son professori oggidì
a tutte le porte.
Ahahahahahahah
Ahahahahahahah
Ahahahahahahah
Infine, io ho pienamente ragione,
i tempi sono molto cambiati,
gli uomini non domandano
più nulla dai poeti:
e lasciatemi divertire!
(1910, L’incendiario)
Dove andavo?
Oramai vecchio e quasi infermo
le uscite per fare pochi passi fuor dell’uscio
e solo con uno scopo di assoluta necessità
mi fanno ricordare quando schizzavo fuori
in ogni momento senza saper neppure dove andavo.
A costruire qualche nuova menzogna?
No. Alla ricerca della verità.
Dove sono?
Sento già il buttafuori
con la sua voce di comando:
«Aldo in scena
tocca a lei!»
«Eccomi!»
risponderò sollecito
e sempre sorridendo.
Col gesto da grande attore
divellerò
le tenue mie radici
come dalla terra un fiore.
(1968, Cuor mio)
Vegliardo
Vorrei tornare giovane
soltanto per un giorno:
agile
forte
sano
avventuroso
per poter misurare
con maggior precisione
il valore del dono
(1972, Via delle cento stelle)
Congedo
E ora vi dico addio
perché la mia carriera
è finita:
evviva!
Muoiono i poeti
ma non muore la poesia,
perché la poesia
è infinita
come la vita.
(1972, Via delle cento stelle)