La fontana malata


Clof, clop, cloch

cloffete,

cloppete,

clochhete,

chchch

È giù,

nel cortile,

la povera fontana

malata;

che spasimo!

sentirla

tossire.

Tossisce,

tossisce,

un poco

si tace…

di nuovo.

Tossisce.

Mia povera

fontana,

il male

che hai

il cuore

mi preme.

Si tace,

non getta

più nulla.

Si tace,

non s’ode

romore

di sorta,

che forse…

che forse

sia morta?

Orrore!

Ah! no.

Rieccola

ancora

tossisce.

Clof, clop, cloch

cloffete,

cloppete,

clochhete,

chchch…

La tisi

l’uccide.

Dio santo,

quel suo

eterno

tossire

mi fa

morire,

un poco

va bene,

ma tanto…

Che lagno!

Ma Habel!

Vittoria!

Andate,

correte,

chiudete

la fonte,

mi uccide

quel suo

eterno

tossire!

Andate,

mettete

qualcosa

per farla

finire,

magari…

magari

morire.

Madonna!

Gesù!

Non più!

Non più!

Mia povera fontana,

col male

che hai,

finisci

vedrai,

che uccidi

me pure.

Clof, clop, cloch

cloffete,

cloppete,

clochhete,

chchch…


(1909, Poemi)



Chi sono?


Son forse un poeta?

No certo.

Non scrive che una parola, ben strana,

la penna dell’anima mia:

“follia”.

Sono dunque un pittore?

Neanche.

Non ha che un colore

la tavolozza dell’anima mia:

“malinconia”.

Un musico allora?

Nemmeno.

Non c’è che una nota

nella tastiera dell’anima mia:

“nostalgia”.

Son dunque… che cosa?

Io metto una lente

dinanzi al mio cuore,

per farlo vedere alla gente.

Chi sono?

Il saltimbanco dell’anima mia.


(1909, Poemi)



Lasciatemi divertire


Tri tri tri,

Fru fru fru,

ihu ihu, ihu,

uhi uhi uhi!

Il poeta si diverte,

pazzamente,

smisuratamente!

Non lo state a insolentire,

lasciatelo divertire

poveretto,

queste piccole corbellerie

sono il suo diletto.

Cucù rurù,

rurù cucù,

cuccuccurucù!

Cosa sono queste indecenze?

Queste strofe bisbetiche?

Licenze, licenze,

licenze poetiche!

Sono la mia passione.

Farafarafarafa,

tarataratarata,

paraparaparapa,

laralaralarala!

Sapete cosa sono?

Sono robe avanzate,

non sono grullerie,

sono la spazzatura

delle altre poesie.

Bubububu

fufufufu

Friù!

Friù!

Se d’un qualunque nesso

son prive,

perché le scrive

quel fesso?

Bilobilobilobilobilo

blum!

Filofilofilofilofilo

flum!

Bilolù. Filolù,

U.

Non è vero che non voglion dire,

vogliono dire qualcosa.

Voglion dire…

come quando uno

si mette a cantare

senza saper le parole.

Una cosa molto volgare.

Ebbene, così mi piace di fare.

Aaaaa!

Eeeee!

Iiiii!

Ooooo!

Uuuuu!

A! E! I! O! U!

Ma giovanotto,

ditemi un poco una cosa,

non è la vostra una posa,

di voler con così poco

tenere alimentato

un sì gran foco?

Huisc… Huiusc…

Sciu sciu sciu,

koku koku koku,

Ma come si deve fare a capire?

Avete delle belle pretese,

sembra ormai che scriviate in giapponese.

Abi, alì, alarì.

Riririri!

Ri.

Lasciate pure che si sbizzarrisca,

anzi, è bene che non la finisca.

Il divertimento gli costerà caro,

gli daranno del somaro.

Labala

falala

falala

eppoi lala.

Lalala, lalala.

Certo è un azzardo un po’ forte,

scrivere delle cose così,

che ci son professori oggidì

a tutte le porte.

Ahahahahahahah

Ahahahahahahah

Ahahahahahahah

Infine, io ho pienamente ragione,

i tempi sono molto cambiati,

gli uomini non domandano

più nulla dai poeti:

e lasciatemi divertire!


(1910, L’incendiario)



Dove andavo?


Oramai vecchio e quasi infermo

le uscite per fare pochi passi fuor dell’uscio

e solo con uno scopo di assoluta necessità

mi fanno ricordare quando schizzavo fuori

in ogni momento senza saper neppure dove andavo.

A costruire qualche nuova menzogna?

No. Alla ricerca della verità.



Dove sono?


Sento già il buttafuori

con la sua voce di comando:

«Aldo in scena

tocca a lei!»

«Eccomi!»

risponderò sollecito

e sempre sorridendo.

Col gesto da  grande attore

divellerò

le tenue mie radici

come dalla terra un fiore.


(1968, Cuor mio)



Vegliardo


Vorrei tornare giovane

soltanto per un giorno:

agile

forte

sano

avventuroso

per poter misurare

con maggior precisione

il valore del dono


(1972, Via delle cento stelle)



Congedo


E ora vi dico addio

perché la mia carriera

è finita:

evviva!

Muoiono i poeti

ma non muore la poesia,

perché la poesia

è infinita

come la vita.


(1972, Via delle cento stelle)