SENZA SAPERE

 
 
 

L’Arte e la Città


Ancora una volta Arteincantiere lega un luogo e il suo carattere, in un preciso momento della sua realtà in quanto cantiere di un’opera pubblica, ad un artista che con questa coincidenza di situazioni ha un’affinità poetica. L’affinità del lavoro di William Xerra alle potenzialità insite nel carattere del cantiere di recupero dell’ex Macello Comunale, eletto luogo del secondo appuntamento di ARTEINCANTIERE a Piacenza, ha dato vita al progetto artistico SENZA SAPERE.


Il complesso dell’ex Macello Comunale ha una struttura organizzativa chiaramente riferita a quella della città: è compreso entro una cinta muraria in cui l’ingresso è segnato dalla porta monumentale e all’interno i singoli edifici destinati alle specifiche funzioni sono distribuiti lungo strade e piazze.

Esiste dunque un valore spaziale intrinseco al complesso che sta principalmente nel suo carattere urbano autonomo all’interno (se pure in margine) della città storica consolidata.

Nella sua attuale condizione di cantiere pubblico lo spazio dell’ex-Macello ha un interesse ulteriore: i lavori in corso sono finalizzati a restituire alla città un luogo che da sempre le è stato negato (per il carattere dell’attività che vi si svolgeva). Inoltre, e soprattutto, nel momento di elaborazione del progetto artistico i lavori avevano già raggiunto la fase più significativa, con la demolizione dell’edificio dell’Istituto Zooprofilattico.

Questa demolizione ha attribuito valore di fronte urbano sullo Stradone Farnese ai prospetti dei due edifici maggiori dedicati alla macellazione. Proprio quelli che, durante il funzionamento del Macello, costituivano il retro di tutto il sistema.

Tutto questo ha coinciso con la prossimità della feste natalizie. Si è reso dunque possibile attribuire un significato complesso a questo monumento di disvelamento carico di suggestione e di significati.

La riappropriazione da parte della città di questo spazio segregato, e di segregazione, è stata anticipata rispetto al momento del riuso aprendo al pubblico il cantiere e facendolo proprio a Natale, con l’iniziativa di Arteincantiere.

Aprire un luogo che è stato da sempre occultato in quanto luogo della morte, e farlo a Natale, nel momento celebrativo della nascita, e perciò della vita, significa proporre una riflessione che coniughi lo sguardo disincantato alla storia con la disponibilità al mistero.

Per questo è sembrata importante e assolutamente pertinente la lettura che ne avrebbe potuto dare William Xerra. Nel percorso del suo lavoro, nelle espressioni concettuali che caratterizzano la sua ricerca artistica fissandone i capisaldi, le linee guida, stigmatizzandone l’avanzamento discontinuo, fatto anche di ritorni, abbiamo intuito la potenzialità di un suo intervento lì e in quel momento. Inoltre fin dall’inizio, la suggestione di alcuni lavori di Xerra aveva fatto individuare nella luce il mezzo espressivo più idoneo.


L’ingresso al Macello era dunque in origine da via Scalabrini, inquadrato dall’arco monumentale che dà accesso a un viale alberato cui è sfondo l’edificio degli uffici. Questa impostazione rendeva percepibile dalla città semplicemente l’immagine di un luogo di lavoro in cui si svolgeva un’attività importante e bene organizzata, celando l’aspetto drammatico legato alla macellazione. Che si svolgeva negli edifici più lontani, in margine allo Stradone Farnese, dove però l’alto muro di cinta chiudeva completamente la visuale.

La demolizione ha reso possibile accedere direttamente a questi edifici, cioè ha reso possibile ribaltare la logica della percezione del luogo.

Per questo l’area del cantiere prescelta per l’installazione è proprio quella che immette direttamente nel luogo della macellazione.

Il ribaltamento perseguito nella percezione del luogo coincide con quello ricercato nell’utilizzo del mezzo espressivo che intanto si andava consolidando nella conversazioni con Xerra. Se nella città reale la luce a Natale traduce un’iconografia consolidata in senso religioso, ma anche sociologico ed economico, in questa piccola città simulata la luce di Natale avrebbe tradotto l’aspetto meno rassicurante del Natale, ricordando la fine che in nuce è contenuta nella vita che inizia, e insieme la necessità di non sottrarsi per questo alla storia, alla sua richiesta di continuità.


Massimo Ferrari e Olga Chiesa


 

WILLIAM XERRA 

SENZA SAPERE

MACELLO COMUNALE DI PIACENZA

(20-27 dicembre 2003)

SCRITTI

Pierangelo Sequeri

IL TESTIMONE WILLIAM XERRA

Stefano Fugazza

ABBOZZI DI RISPOSTA

Eugenio Gazzola 

Un testo visitante

SCENE DAL CRIMINE